Settebello

Non c’è niente di più esaltante, per uno sportivo, di una vittoria ottenuta sul campo del nemico (passatemi il termine). Davanti all’intero pubblico ostile, che ti ha fischiato per l’intera gara, e che ora piange, a causa tua, per la sconfitta della sua squadra.

Il 9 agosto del 1992 si svolge l’ultima giornata delle olimpiadi di Barcellona. Due ori si assegnano quel giorno: la  maratona maschile e la pallanuoto. Nella piscina “Bernat Picornell” si sfidano i padroni di casa della Spagna e la squadra italiana guidata dal croato Ratko Rudic. Il palazzetto è gremito, Re Juan Carlos e Regina sono seduti in tribuna d’onore e tutto è pronto per quello che si preannuncia come un trionfo spagnolo: degna conclusione di un olimpiade memorabile. Anche gli arbitri, l’olandese Van Drop e il Cubano Martinez, si adeguano all’atmosfera e danno il loro apporto cercando di contribuire in ogni modo alla vittoria della nazionale di casa. La pallanuoto è uno sport “di contatto”, sotto il pelo dell’acqua sono usuali calci, spintoni e furbate varie e si basa molto sul vantaggio numerico temporaneo che si riesce ad avere quando gli avversari commettono un certo numero di falli. Inutile specificare, quindi, quanto un arbitraggio non equo possa essere decisivo.  L’Italia è la vittima sacrificale anche perchè gli spagnoli sono molto forti,  con il loro capitano Manuel Estiarte giunto ormai alla sua quarta olimpiade.

Leggi il resto dell’articolo…